16 giugno 2010

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Questo blog è il mio diario di tesi, il racconto di un progetto, il "luogo-incubatrice" in cui tale progetto, dopo aver preso vita, comincerà il suo sviluppo.

Tema del progetto è la lacerante piaga delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), una pratica culturale disumana e degradante per donne e bambine.
Fine ultimo è la realizzazione di una rete di condivisione attorno al problema: creare una coscienza riguardo ad un'esplicita quanto ignorata violazione dei diritti umani, in totale contraddizione con i principi universalmente riconosciuti del rispetto dell'integrità fisica e morale della persona e di uguaglianza nella dignità e nei diritti dei due sessi, che costituisce inoltre un'inaccettabile violenza contro le donne; tentare di aggiungere un nuovo tassello ad una, più che mai necessaria, opera di sensibilizzazione di massa.

Sebbene ci sembri una pratica lontana anni luce dalla nostra realtà, è dimostrato come sia presente anche in Italia (secondo Souad Sbai - deputata e presidente delle donne marocchine in Italia - in Italia sono 600 le bimbe immigrate a rischio mutilazione genitale, nonostante il fenomeno sia in calo poiché l'integrazione porta all'abolizione della pratica), e come sia altresì difficile proteggere le donne da questo "supplizio culturale".
Sebbene nei paesi in cui questa usanza è più radicata, il dibattito pubblico sia aperto e molto forte, e numerose donne si mobilitino quotidianamente per combattere questa piaga, è estremamente difficile dare sostegno alle donne che vogliono abbandonarla, non sottoponendovi le proprie figlie, poiché non c'è accettazione sociale, e queste donne finiscono con il venire espulse dalla loro comunità.
Sebbene molte donne tentino di sfuggire a tale realtà emigrando in Occidente, o ne siano costrette, nessun paese Europeo ha riconosciuto le mutilazioni genitali femminili come motivazione di asilo politico: inutile quindi emigrare in cerca di diritti umani.

Tutto ciò rende questo tema un'emergenza a tutti gli effetti, che non può essere ignorata poiché "la violazione dei diritti delle donne non può essere giustificata in nome del relativismo culturale" (commissario Ue, Benita Ferrero-Waldner).

Occorre quindi muoversi con una serie di azioni che non abbiano solo carattere proibitivo-punitivo, ma anche di informazione, per sdradicare tradizioni patriarcali, violente e oppressive alla radice.
Occorre dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna "in quanto donna", e rendere libera ogni donna di scegliere di essere sè stessa, e non quello che l'uomo o la società vorrebbero che fosse.
Occorre comunicare per dare voce a chi non la ha.

E' questo dunque il tema che intendo trattare, e come mezzo ho scelto il gioiello, erroneamente definito come "ciò che è prodotto con i migliori materiali preziosi o semipreziosi, che si è deciso di utilizzare, con le migliori mano d'opere possibili e che ha un contenuto artistico".
Ciò porta inevitabilmente alla banalizzazione di un vasto mondo, che racconta di civiltà antiche, parla dell'uomo, dei suoi sentimenti, rievocando luoghi, volti, passioni.
I Gioielli parlano di noi dal passato e nel futuro; con l'incanto, lo stupore, la gioia, dimostrano la nostra forza vitale, il nostro amore al di là del loro valore e della loro capacità di adornare.

Allontanandosi dunque dalla definizione canonica di gioiello, se ne ampliano le caratteristiche. Alla stregua delle opere d'arte, è un elemento denso di significati, la cui comunicazione non verbale ne intensifica il messaggio, poichè richiede l'interpretazione dello stesso.
Può avere quindi una forte funzione simbolica, che porta ad avere con esso un reale rapporto personale/emozionale.
Diviene il complesso delle molteplici scritture interne ed esterne ad esso, situandosi nell'intersezione tra funzione-estetica e funzione-linguaggio/messaggio.

Questi sono i miei "input": spero mi aiuterete a rendere questo blog terreno fecondo.
Chiara

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