8 dicembre 2010

ESPERIMENTO >> COINVOLGERE IL WEB >> "VITE"

Grazie!

Ana Carolina Luciow Frossard

Antonella A.

Comasia Fischetti

Flavia Ferranti

Flavia Verre

Giulia Passigatti

Giulia Romiti

Irene Savio

Linda Marchetti

Lorena Luzzi

Nadia Spinosa

Sara Vannutelli

Sarah Rivaletto

Silvia Minenti

14 novembre 2010

ESPERIMENTO >> COINVOLGERE IL WEB

Ho chiesto ad amiche e sconosciute, e chiedo a VOI DONNE che passate per questo blog, di partecipare a questo esperimento, come primo step nella progettazione del gioiello.
L'obiettivo è tentare di realizzare in rete il livello embrionale di quello che sarà il lavoro svolto nei CommunicACTION-Labs.
La fase progettuale primaria, il disegno su carta, il concept iniziale, la "prima stesura" per poi passare alla realizzazione materiale dell'oggetto.
I lavori ricevuti verranno immediatamente pubblicati (completi di nome - cognome - frasi - pensieri - etc. dell'autrice) per ripagare almeno in parte la gentilezza dimostratami nella partecipazione al progetto.
Enjoy!


PROGETTO FINALE >> CommunicACTION

“Spesso, guardando delle opere di donne, mi sono rattristata per lo strazio che esse esprimevano, uno strazio che rasentava l'orrore. Avrei voluto contemplare la bellezza creata da donne, e mi trovavo davanti all'infelicità, alla sofferenza, alla tensione nervosa, talvolta persino al brutto.
L'arte, a cui avevo pensato come a un momento di felicità, di riposo, di risarcimento rispetto alla dispersione della vita quotidiana, di unificazione e di comunicazione o comunione, diventava occasione di un dolore o di un peso supplementare.
Tra queste donne ci sono anch'io. E, pur se evito di scrivere e di mostrare cose brutte, mi capita spesso di esporre realtà dolorose. Le espongo, per quanto posso, attraverso una bella scrittura, che possa attenuare, come spero, l'effetto di devastazione che queste rivelazioni possono produrre. Mi sforzo anche di definire o di scoprire qualcosa di positivo, mentre enuncio qualcosa di negativo”.
Luce Irigaray, Come costruire la nostra bellezza
 
CommunicACTION è un progetto che ruota attorno ad una collezione di gioielli e, oltre a sensibilizzare circa la piaga delle mutilazioni genitali femminili (MGF), creando un ponte tra i paesi in cui questa pratica è presente e l’Occidente con le sue comunità di immigrati, intende creare micro-economie locali che coinvolgano le donne che subiscono tale pratica.
Il progetto é pensato per il Mali (Africa) dove la percentuale di MGF, rispetto alla popolazione femminile totale, è del 92%, ma è facilmente declinabile a tutti gli Stati in cui tale pratica persiste.

Si parte dall’idea del filo come legame di una trama, come elemento di collegamento di una rete o sviluppo di una storia, come “guida e soluzione nel caos dell’esistenza”, come unità base delle fibre naturali tessili e quindi elemento di tradizione culturale e sociale, strumento per la sopravvivenza e lo sviluppo dei popoli, legame tra le varie culture.
Questo filo diviene strumento generatore per gruppi di donne del Mali, che tessono e plasmano le proprie idee, sensazioni ed esperienze, rivisitano le proprie tradizioni caricandole di significati, intrecciano l’immaginazione alla propria vita, dandole forma.
Un filo che diviene tessuto e poi gioiello (CommunicACTION-jwls), che si chiude come a concludere un percorso, emblema della vita e del suo ciclo, con i suoi eventi consequenziali.
CommunicACTION racconta, secondo un alfabeto simbolico definito, la storia di queste donne violate. Ogni segno sul tessuto rappresenta un evento importante della loro vita, il segno lasciato dagli eventi nella loro vita: la nascita, l’innamoramento, il primo rapporto sessuale, una malattia, il parto, la mutilazione genitale, una violenza, la dote, il matrimonio, la perdita di qualcuno, e così via.

Ciascun pezzo è creato secondo le tradizioni locali, uniche per storia e posizionamento geografico, con il supporto di laboratori creativi (CommunicACTION-Labs) gestiti da operatori locali e non.
In tal modo si vengono a creare micro-economie locali come piccola opportunità di emancipazione da condizioni di povertà e sottosviluppo per queste donne, e si tenta di far loro affrontare e superare i propri traumi, dissacrare le regole di una società di stampo patriarcale, e venire istruite circa la gravità di situazioni cui soggiacciono, laddove serve ed è possibile.
Rispettando le tradizioni artigianali si consente il mantenimento della loro identità culturale e sociale, si evitano forzature assolutamente poco produttive, e si danno in mano a queste donne gli strumenti che meglio conoscono, per una totale libertà di espressione.
Questi gioielli-eventi sono i tasselli pubblici di varie storie private, narratori di territori interiori e geografie indefinite da esplorare, terreni di sperimentazione tecnica e concettuale, ancore di salvataggio.

Altro importante elemento del sistema è il sito web (CommunicACTION-web) dove, oltre ad un’imponente documentazione riguardo al problema MGF, alla condizione delle donne nel mondo e alle violenze loro perpetrate (database pubblico e consultabile), sono presenti le storie delle donne del progetto CommunicACTION, i loro pensieri ed i loro manufatti che sono acquistabili: è possibile “comprarne” le storie per poterle così condividere, moltitudini di fili che scorrono parallelamente, si incontrano, si intrecciano, si accompagnano, si somigliano.
Il sito web ha anche la caratteristica di essere in contatto diretto con ogni singolo gioiello della collezione, e di comunicare con esso: si tratta, infatti, di gioielli “intelligenti” che, grazie alla presenza di fasci di fibre ottiche e led, opportunamente programmati, interagiscono con il sito e reagiscono ai suoi stimoli, rendendoli visibili anche al mondo circostante; uno spettro di emozioni e informazioni trasferite su una superficie morbida, per una comunicazione immediata tra virtuale e reale, oggetto-gioiello e me, oggetto-gioiello/me e gli altri.

L’idea è avere un gioiello che, mutando, “avverta il suo proprietario” delle novità riguardanti il tema per il quale è stato ideato: le mutilazioni genitali femminili.
Lievi flussi di luce attraversano il gioiello in maniera diversa e codificata, a seconda che si tratti di “buone o cattive notizie”.
Si viene così continuamente aggiornati circa le “conquiste” ottenute (GOOD news):
- testimonianze e/o nuovi casi di donne/ragazze/bambine salvate dalla pratica della mutilazione nei Paesi in via di sviluppo e nelle comunità di immigrati in Europa;
- creazione di nuovi Centri per la Salute Sessuale e Riproduttiva, e per l’istruzione di donne e ragazze al riguardo;
- miglioramento di centri di pianificazione familiare e centri per la salute materno-infantile;
- pianificazione e/o attuazione di nuovi programmi, in Africa e in Europa, per l'eliminazione della violenza di genere e l’abbandono della pratica delle mutilazioni genitali femminili;
- nuove collaborazioni per la creazione di centri documentazione, informazione (con campagne tematiche, conferenze, eventi, etc.) e stampa sui diritti delle donne;
- nuovi progetti di design, architettura, grafica, arte, moda, etc. concernenti la piaga delle MGF;
- nuovi corsi di formazione sulle tematiche di genere nei vari settori di intervento per operatori locali e non;
- nascita e/o sviluppo di micro-economie locali, come ad esempio la creazione di circuiti di imprenditoria femminile;
- nascita e/o sviluppo di centri per la creazione di occupazione;
- approvazione di misure politiche, leggi e/o stanziamenti di risorse adeguate;
- nuovi negoziati conclusi con successo;
- nascita e/o sviluppo di centri di istruzione ed educazione per bambine e ragazze, comprendenti borse di studio per l'effettivo esercizio del diritto allo studio;
- qualsiasi altra iniziativa rivolta al problema.
 
Sul sito sono presenti anche le “sconfitte” (BAD news): la scoperta di nuovi episodi di MGF, gli obiettivi non raggiunti, i fondi non ancora trovati, le iniziative che non hanno avuto buoni riscontri/risultati, i villaggi in cui gli operatori hanno fallito, insomma tutti gli ambiti in cui bisogna ancora impegnarsi e lavorare affinché si crei, o si radichi del tutto, una consapevolezza circa le relazioni di genere, i bisogni specifici delle donne e le condizioni di violenza cui esse soggiacciono.

Dal momento in cui il gioiello “segnala” una “news”, rivelando un evento o un nuovo proposito, il proprietario” potrà consultare il sito, ed essere sempre aggiornato, intervenendo con commenti o proposte, arricchendolo di immagini, dando un po di sè stesso; potrà altresì pubblicizzare il sito creando, in tal modo, una rete di condivisione di informazioni, aggiungendo un’importante tassello ad una, più che mai necessaria, opera di sensibilizzazione di massa.

Altro importante elemento di comunicazione è il gioiello stesso che, grazie al suo carattere altamente innovativo (per la tecnologia utilizzata), stimolerà interesse e curiosità nell’”altro”, generando un inevitabile passaparola che, come è noto, è la miglior forma di comunicazione.
Le forme di comunicazione non verbale sono, in molti casi, più efficienti poiché più dirette: coinvolgono, infatti, le nostre emozioni più viscerali che, se opportunamente stimolate, sopraffanno qualsiasi altro senso.
Si tratta comunque di un’“arma a doppio taglio” poiché questa forma di comunicazione sensoriale necessita di essere contestualizzata per essere compresa. Qui entra inevitabilmente in gioco il proprietario dell’oggetto che, interagendo con gli altri, è portatore di conoscenza, e fautore di una rete di condivisione attorno al problema.
Il gioiello/i richiede, infatti, la partecipazione diretta dell’utilizzatore: un “oggetto-embrione” che scommette sulla sua capacità di sopravvivenza nel momento stesso del suo iniziale incontro con il portatore, e su quest’ultimo basa il suo cammino.
Questo progetto riguarda una tipologia di gioiello intesa come “oggetto-evento/manifesto”, un prodotto la cui nascita, linfa vitale e senso stesso di esistenza sono consequenziali all’evolversi degli eventi: determinati e determinanti.

Ulteriore azione per il radicarsi del sistema CommunicACTION è espandere i laboratori creativi, di supporto al progetto, anche alle realtà a noi più familiari: creare laboratori ad hoc per le donne appartenenti a comunità di immigrati in Europa (nelle quali è tuttora presente la pratica delle mutilazioni, insieme a moltissime altre forme di violenza, sottomissione e limitazione della libertà personale) e per qualsiasi altra donna che abbia subito episodi di violenza o traumi legati al proprio corpo e alla propria sessualità (ad esempio un cancro al seno o all’utero, la perdita di un figlio, un aborto e così via).
Si tratta di “laboratori terapeutici” per affrontare i propri demoni e tentare di ricucire le ferite tramite la manualità, il fare, la collaborazione e la condivisione della propria storia, la creazione di gioielli che sono cicatrici che anche altri si porteranno addosso, battaglie che “io” avrò vinto.

Indossare questi gioielli sarà come indossare la pelle di altri individui, essere parte della loro storia, condividerne le gioie ma soprattutto i dolori, comprenderne il cammino.

19 luglio 2010

CONCEPT 2

“Dalla storia delle cose emerge la forma del tempo, si delinea un ritratto dell’identità collettiva, sia essa di una tribù, o di una classe, o di una nazione. La storia degli oggetti può essere rappresentata come se fossero dei fili o linee genealogiche o sequenze formali, ed anche la storia di ognuno è concatenata a quella degli altri”.
George Kluber


Il secondo concept utilizza anch’esso il sito web dell’AIDOS - Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (http://www.aidos.it/) come elemento portante del sistema.

Il concept prevede una collezione di gioielli che, oltre a sensibilizzare circa la piaga delle mutilazioni genitali femminili (MGF), creando un ponte tra i paesi in cui questa pratica è presente e l’Occidente con le sue comunità di immigrati, intende creare micro-economie locali che coinvolgano le donne che subiscono tale pratica.

Si parte dall’idea del filo come legame di una trama, come elemento di collegamento di una rete o sviluppo di una storia, come “guida 
e soluzione nel caos dell’esistenza”, come unità base delle fibre naturali tessili e quindi elemento di tradizione culturale e sociale, strumento per la sopravvivenza e lo sviluppo dei popoli, legame
tra le varie culture.
Questo filo diviene strumento generatore per donne che tessono
e plasmano le proprie idee, sensazioni ed esperienze, rivisitano
le proprie tradizioni caricandole di significati, intrecciano l’immaginazione alla propria vita, dandole forma.
Un filo che si chiude, e diventa gioiello, come a concludere
un percorso, emblema della vita e del suo ciclo, con i suoi eventi consequenziali.

Lungo il filo sono disposti dei pezzi, creati da queste donne violate, ognuno rappresentante un evento importante della loro vita: 
la nascita, l’innamoramento, il primo rapporto sessuale, 
una malattia, il parto, la mutilazione genitale, una violenza, la dote, il matrimonio, la perdita di qualcuno, e così via. 
Ogni pezzo è creato secondo le tradizioni locali, estremamente diverse per storia e posizionamento geografico, con il supporto di laboratori creativi gestiti da operatori locali e non. 
In tal modo si vengono a creare micro-economie locali come piccola opportunità di emancipazione da condizioni di povertà 
e sottosviluppo per queste donne, e si tenta di far loro affrontare 
e superare i propri traumi, dissacrare le regole di una società di stampo patriarcale, e venire istruite circa la gravità di situazioni cui soggiacciono, laddove serve ed è possibile.
Rispettando le tradizioni artigianali si consente il mantenimento della loro identità culturale e sociale, si evitano forzature assolutamente poco produttive, e si danno in mano a queste donne gli strumenti che meglio conoscono, per una totale libertà di espressione.
Questi “pezzi-eventi” sono i tasselli pubblici di varie storie private, narratori di territori interiori e geografie indefinite da esplorare, terreni di sperimentazione tecnica e concettuale, ancore
di salvataggio.

Sul sito web, oltre ad un’imponente documentazione circa
la condizione delle donne nel mondo e le violenze loro perpetrate, sono presenti le storie di queste donne, i loro pensieri ed i loro manufatti che sono acquistabili: è possibile comprare “eventi” di più donne e mescolarli tra loro, in fondo questi fili, queste storie, scorrono parallelamente, si incontrano, si intrecciano,
si accompagnano, si somigliano.
I vari pezzi prodotti verranno assemblati e montati dall’acquirente
su una base preimpostata, che potrà, ad esempio, essere composta da sfere trasparenti da riempire o “alloggi” da agganciare tra loro.

Un’altra ipotesi è espandere i laboratori creativi, di supporto
al progetto, anche alle realtà a noi più familiari: creare laboratori
ad hoc, gestiti da associazioni quali l’AIDOS, per le comunità di immigrati in Europa (nelle quali è tuttora presente la pratica delle mutilazioni, insieme a moltissime altre forme di violenza, sottomissione e limitazione della libertà personale) e per qualsiasi altra donna che abbia subito episodi di violenza o traumi legati
al proprio corpo e alla propria sessualità (ad esempio un cancro
al seno o all’utero, la perdita di un figlio, un aborto e così via).
Si tratta di “laboratori terapeutici” per affrontare i propri demoni
e tentare di ricucire le ferite tramite la manualità, il fare,
la collaborazione e la condivisione della propria storia, la creazione
di gioielli che sono cicatrici che anche altri si porteranno addosso, battaglie che “io” avrò vinto.

Come per il precedente concept, il gioiello fungerà da passaparola
e sarà possibile partecipare attivamente ai dibattiti ed essere costantemente aggiornati tramite il sito web e, nello specifico,
le sezioni dedicate al progetto.
Indossare questo gioiello sarà come indossare la pelle di un altro individuo, essere parte della sua storia, condividerne le gioie
ma soprattutto i dolori, comprenderne il cammino.

storyboard concept 

mappa gerarchia attori del sistema

mappa diagramma di flusso del sistema

CONCEPT 1

“Alle donne, custodi della vita. Alle donne, ridotte al silenzio.
Alle donne spezzate, calpestate e cancellate perchè custodi della vita”.


Il primo concept propone un gioiello/collezione di gioielli che muta a seconda di un input ricevuto da un sito web.
Il sito web in questione è quello dell’AIDOS - Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (http://www.aidos.it/), un’Associazione che si occupa dei diritti delle donne, prevalentemente nei paesi in via di sviluppo.

L’idea è avere un gioiello che, mutando, “avverta il suo proprietario” delle novità riguardanti il tema per il quale è stato ideato: le mutilazioni genitali femminili (MGF).
Il gioiello potrebbe essere in materiale elastico, ad esempio in silicone o in un materiale morbido, e cambiare la sua forma in maniera diversa, a seconda che siano “buone o cattive notizie”; potrebbe gonfiarsi o raggrinzirsi (ritrarsi, non sgonfiarsi), potrebbe illuminarsi con ritmi di intermittenza diversi o colorarsi con toni caldi o freddi, potrebbe cambiare la sua superficie con texture più o meno aggressive o essere attraversato da flussi di luce colorata.

Nell’ipotesi di progetto il sito ha un database, pubblico e consultabile, con documentazioni esaustive riguardo al problema
e notizie continuamente aggiornate circa le “conquiste” dell’Associazione:
- testimonianze e/o nuovi casi di donne/ragazze/bambine salvate dalla pratica della mutilazione nei Paesi in via di sviluppo e nelle comunità di immigrati in Europa;
- creazione di nuovi Centri per la Salute Sessuale e Riproduttiva,
e per l’istruzione di donne e ragazze al riguardo;
- miglioramento di centri di pianificazione familiare e centri per
la salute materno-infantile;
- pianificazione e/o attuazione di nuovi programmi, in Africa e in Europa, per l'eliminazione della violenza di genere e l’abbandono della pratica delle mutilazioni genitali femminili;
- nuove collaborazioni per la creazione di centri documentazione, informazione (con campagne tematiche, conferenze, eventi, etc.)
e stampa sui diritti delle donne;
- nuovi progetti di design, architettura, grafica, arte, moda, etc. concernenti la piaga delle MGF;
- nuovi corsi di formazione sulle tematiche di genere nei vari settori di intervento per operatori locali e non;
- nascita e/o sviluppo di micro-economie locali, come ad esempio
la creazione di circuiti di imprenditoria femminile;
- nascita e/o sviluppo di centri per la creazione di occupazione;
- approvazione di misure politiche, leggi e/o stanziamenti di risorse adeguate;
- nuovi negoziati conclusi con successo;
- nascita e/o sviluppo di centri di istruzione ed educazione per bambine e ragazze, comprendenti borse di studio per l'effettivo esercizio del diritto allo studio;
- qualsiasi altra iniziativa rivolta al problema.

Sul sito sono presenti anche le “sconfitte”, gli obiettivi non raggiunti, i fondi non ancora trovati, le iniziative che non hanno avuto buoni riscontri/risultati, i villaggi in cui gli operatori hanno fallito, insomma tutti gli ambiti in cui bisogna ancora impegnarsi
e lavorare affinchè si crei, o si radichi del tutto, una consapevolezza circa le relazioni di genere, i bisogni specifici delle donne
e le condizioni di violenza cui esse soggiacciono.

Dal momento in cui il gioiello “segnala” una “news”, rivelando
un evento o un nuovo proposito, il “proprietario” potrà consultare
il sito, ed essere sempre aggiornato, intervenendo con commenti o proposte, arricchendolo di immagini, dando un po di sè stesso; potrà altresì pubblicizzare il sito creando, in tal modo, una rete di condivisione di informazioni, aggiungendo un’importante tassello
ad una, più che mai necessaria, opera di sensibilizzazione di massa.
Altro importante elemento di comunicazione è il gioiello stesso che, grazie al suo carattere altamente innovativo (per forma e tecnologia), stimolerà interesse e curiosità nell’”altro”, generando un inevitabile passaparola che, come è noto, è la miglior forma
di comunicazione.
Le forme di comunicazione non verbale sono, in molti casi, più efficienti poichè più dirette: coinvolgono, infatti, le nostre emozioni più viscerali che, se opportunamente stimolate, sopraffanno qualsiasi altro senso.
Si tratta comunque di un’“arma a doppio taglio” poichè questa forma di comunicazione sensoriale necessita di essere contestualizzata per essere compresa. Qui entra inevitabilmente in gioco il proprietario dell’oggetto che, interagendo con gli altri, è portatore di conoscenza, e fautore di una rete di condivisione attorno al problema.
Il gioiello/i richiede, infatti, la partecipazione diretta dell’utilizzatore: un “oggetto-embrione” che scommette sulla sua capacità di sopravvivenza nel momento stesso del suo iniziale incontro con il portatore, e su quest’ultimo basa il suo cammino.
Questo concept riguarda una tipologia di gioiello intesa come “oggetto-evento/manifesto”, un prodotto la cui nascita, linfa vitale e senso stesso di esistenza sono consequenziali all’evolversi
degli eventi: determinati e determinanti.

 storyboard concept

mappa gerarchia attori del sistema

mappa diagramma di flusso del sistema

6 luglio 2010

MAPPA CONCETTUALE - ARTICOLAZIONE CONCEPTS >> MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI + ORNAMENTO

“L’innovazione nel mondo capriccioso del gusto si lega necessariamente ai cambiamenti fondamentali del vivere, segue le mutazione del comportamento antropologico. [...] un’alterazione della funzione storicamente stabilita [...] La forma futuribile sembra logica, la funzione piena di nuovi significati. Sembra essere nel medesimo tempo un oggetto innovato ed un retaggio etnico, l’addobbo d’una futura tribù spaziale e quello d’una antica e scomparsa tribù d’un Antartide sconosciuto”.
Philippe Daverio






Gli ornamenti accompagnano l'uomo dalla notte dei tempi.
Il desiderio di decorare il corpo, in particolare, è atavico: abbiamo testimonianze a riguardo in tutte le civiltà primitive ed in ogni cultura. Le tecniche utilizzate sono molto diverse, vanno dal tatuaggio al cutting, dal piercing alla produzione di monili.
Il mio interesse si rivolge proprio a quest'ultima tipologia: i gioielli, in particolare quelli creati con materiali eterocliti o in metalli non preziosi.

“Il significato dell'ornamento e dell'ornamento-gioiello è mutevole, testimonia fedelmente la cultura in cui nasce, documenta ogni mutamento stilistico e sociale.
Nonostante la sua onnipresenza l'ornamento ha avuto un destino controverso: in determinate epoche è stato giudicato superfluo, posticcio, mentre in altre, indispensabile, fondamentale.
Nella società contemporanea l'ornamento è visto come segno d'identificazione, elemento che determina un'appartenenza, simbolo quindi utile alla comunicazione di idee e valori.
Anche i gioielli partecipano a questo significato, ed oggi non sono più considerati status symbol, ma style symbol: elementi per comunicare i propri gusti, la propria estetica e persino i propri valori, i gioielli non sono più solo simboli indicatori di uno status sociale, ma rappresentano scelte individuali, valori personali.
Questa nuova tendenza nasce negli anni ‘60 del Novecento, nel settore della gioielleria artistica: i gioielli di ricerca erano l’esito di una forte volontà di sperimentazione, che abbracciava nuove tipologie, indagando forme inedite, materiali inconsueti e tecniche innovative, o modernizzando vecchi stili.
Ogni stile sviluppava una ben definita inclinazione poetica, culturale ed ideologica, con il preciso intento di esprimere una diversa concezione dell’ornamento per il corpo.
Questo mutamento di percezione (soprattutto all’estero) è stato tracciato con il passaggio dal Modernismo, periodo di forti ideologie, al Postmodernismo, regno del pensiero debole, fino ad arrivare al pensiero contemporaneo, epoca in cui è sempre più presente la necessità dell'espressione individuale e della rivalutazione dei valori sociali.
Dagli anni ‘90 in diversi settori produttivi, dal design alla moda, dalla musica al settore alimentare fino all'editoria, si è diffusa la nuova pratica dell'autoproduzione, sorta dal rinnovamento delle arti applicate: un modello di ideazione, produzione e, il più delle volte, promozione e vendita che compete ad uno stesso autore. Si sono moltiplicate molte piccole imprese che hanno il loro valore aggiunto nel binomio creatività e “saper fare” e che si confrontano con contemporaneità di linguaggi e con nuovi mercati.
Anche la gioielleria, soprattutto quella che utilizza metalli non preziosi, ha trovato nuovo sviluppo grazie a queste nuove forme di impresa: il know how artigianale ha sposato la creatività per produrre gioielli contemporanei, scelti da un pubblico attento all’aspetto comunicativo dell’ornamento”.
Source: Generazione Jewellery. Ornamento contemporaneo in metalli non preziosi ed autoproduzioni, Sara Progressi, progetto di tesi.

Dall’analisi dell’ornamento per il corpo e del relativo materiale esistente, risulta evidente il notevole cambiamento dei concetti di forma e funzione nel corso dei secoli: ciò che rimane invariato ne è l’indispensabilità da parte dell’uomo come elemento di comunicazione e appartenenza sociale.

“Una pietra scheggiata, un utensile del paleolitico, ci racconta molte cose sui bisogni dei primi esseri umani: scavare radici, scuoiare animali, raschiare pellicce. Con il tempo, poi, la pietra venne ulteriormente scheggiata e lavorata diventando più appuntita, e a ogni modifica ne seguiva presto un’altra ancora per soddisfare nuove esigenze. E con la creazione di ogni nuovo strumento, l’umanità scopriva nuove possibilità d’uso. Nuovi strumenti creano nuovi bisogni che, a loro volta, producono nuovi oggetti.
Le persone adorano circondarsi di oggetti: fa parte della nostra natura. Sarà forse un istinto animale, ma quanto ci piacciono le nostre cose. Le persone sono circondate dai loro oggetti: che siano utili o decorativi, belli, brutti, comuni o rari, non possiamo fare a meno di seminare ovunque tracce della nostra identità. Tracce di cultura, identità nazionale, ideologia politica, appartenenza religiosa e inclinazioni sessuali. I nostri oggetti rispecchiano chi siamo veramente e chi vorremmo essere. Basta pensare al processo con cui decidiamo cosa tenere e cosa buttare. Diamo importanza agli oggetti che non sono mai stati toccati o a quelli che tocchiamo in continuazione, ai più utili o ai più inutili?
Possiamo trasformarli in feticci, impregnandoli di magia e memorie, di potenza sessuale o religiosa, per farli diventare oggetti di culto, desiderio e paura con cui alimentare passioni e ossessioni.
[...] Questi sono gli strumenti di cui abbiamo bisogno per dare forma alle nostre vite”.
Peter Gabriel

Il gioiello comunica il mondo estetico, sensoriale, ideologico del suo autore, ma anche di chi, poi, si troverà ad indossarlo.
Si tratta di un prodotto che oscilla tra arte e design, pezzi unici e produzione seriale, decorazione e astrazione. La passione per la materia e la relazione con il corpo sono i fili rossi che legano i diversi ambiti. Per Rossella Tornquist “il gioiello ha la misteriosa capacità di influenzare il campo su cui interagisce, il corpo, l’abito; è in apparenza un’influenza formale, ma è soprattutto spirituale, svela molto più di un vestito il microcosmo intimo di chi lo sceglie ed indossa. E’ un piccolo oggetto in proporzione con lo spazio con cui entra in relazione, eppure sa condizionare il punto di vista dell’osservatore”.

Un gioiello non va solo indossato, portato addosso; un gioiello va sentito addosso, va interpretato. Ci si deve giocare e divertire, lo si deve trattare con cura, quasi fosse una seconda o una terza pelle.
Se è impegnativo tanto meglio: il gioco può diventare più rischioso, quindi più divertente.
E’ dirompente il fascino di un gioiello poichè ha la capacità di evocare, di parlare di sè e degli altri.
Ogni gioiello potrebbe essere una stanza: in ognuna mobili, oggetti, profumi di un determinato periodo, un preciso carattere, un’atmosfera. Una storia.

5 luglio 2010

MAPPA ANALITICA - ANALISI DELL'ESISTENTE >> ORNAMENTO

"L’idea progettuale diventa un oggetto che si relaziona al corpo.
Il gioiello è esperienza percettiva e sensoriale, luogo di partenza di eventi in trasformazione, scenario narrativo in cui dialogano oggetti in miniatura, silenzioso testimone di ritrovamenti geologici e rupestri”.
La mutazione del gioiello, Interni, n.570, n4 aprile 2007, p.222


Una mappa analitica e concettuale che definisce il mezzo d'intervento. In basso: mappa di analisi dell'esistente (declinazione della mappa sovrastante)



MAPPA >> PRIMA PARTE
GRUPPO 1:
OGGETTO-SEGNO >> linea, colore, trama, matericità, etc. (suggestione emotiva, attrazione dei sensi, alterazione dei sensi)
da sinistra per riga:
- Kirsten Spuijbroek
- Yoko Takirai
- Kazumi Nagano
- Anne-Marie Laureys
- Ela Bauer
- Ela Bauer

GRUPPO 2:
OGGETTO-STORIA/OGGETTO-MEMORIA >> favola, racconto, tradizione, oggetto di memoria (ricordi del passato, memoria del presente, memorie private)
da sinistra per riga:
- Patty Cokus
- SOOP GROUP [Jack & Wai-Lian Scannell] >> CRAFT (craft jewellery)
- MI-MI Moscow
- MI-MI Moscow
- Ted Noten
- Rita Marcangelo
- Marco Borghesi
- Caroline Metzger
- Sofia Björkman
- Benjamin Lignel
- Bettina Speckner

GRUPPO 3:
OGGETTO-POETICA >> sentimentale, etnico-new ethnic, trash, gioco
da sinistra per riga:
- Rebecca Lolosoli
- Kai Collections
- Florie Salnot
- Frank Tjepkema
- Silvia Cerroni
- Pictures by Hans Silvester, from the book “Natural Fashion Tribal Decoration from Africa”
- Emili Padrós
- Ela Bauer

GRUPPO 4:
OGGETTO-SIGNIFICATO/OGGETTO-MESSAGGIO/OGGETTO-WARNING!(look at)/OGGETTO-MIRROR >> testimone (dell'attualità politica e sociale), critico, provocatorio, riflessivo
da sinistra per riga:
- Fanny Agnier
- Adriano Design
- Kim HyeJoo
- Masako Onodera
- International Vulva Knitting Circle
- Morgana Orsetta Ghini
- Marta Miguel
- Ana Cardim
- Andrés Jaque
- Michael Anastassiades, Anthony Dunne, Fiona Raby

MAPPA >> SECONDA PARTE
GRUPPO 5:
OGGETTO-PERFORMANCE >> sperimentazione (forme non convenzionali, uso di materiali-lavorazioni tradizionali in modo inedito, materiali non convenzionali)
da sinistra per riga:
- Arthur David Hash
- Yoko Izawa
- Gésine Hackenberg >> CRAFT (craft jewellery)
- Gulnur Ozdaglar
- Elisabetta Duprè
- Rudee Tancharoen
- Andrea Janosik
- Hilde de Decker
- Sarah Hood >> CRAFT (craft jewellery)
- Amy Mueller >> CRAFT (craft jewellery)
- Hafsteinn Juliusson

GRUPPO 6:
OGGETTO-PERFORMANCE >> nuove prestazioni-funzioni (sperimentazione tecnica)
da sinistra per riga:
- Ruth Kikin-Gil
- LV Design
- Julien Bergignat & Laurence Charron-Huysecom
- Hideaki Matsui
- His-Ju Chang
- Arvind Grupta
- Ryohei Yoshiyuki
- Tao Ma
- Lindsey Pickett

GRUPPO 7:
OGGETTO-PERFORMANCE >> performance artistica (ricerca espressiva, gioiello come ridefinizione del corpo-relazione fra il corpo ed il gioiello, gioiello come condensatore di molteplici stimoli)
da sinistra per riga:
- Isabell Schaupp
- Lauren Kalman
- Kyeok Kim
- Maiko Takeda
- Philippe Di Méo
- Jennifer Culp
- Maison Martin Margiela >> PERFORMANCE (gioiello performativo)

GRUPPO 8:
OGGETTO-PERFORMANCE >> performance tecnica (sperimentazione tecnica)
da sinistra per riga:
- Synne Geirsdatter Frydenberg >> WEARABLE COMPUTER (fashion technology, gioiello s-oggetto)
- Zuzana Serbak >> WEARABLE COMPUTER (fashion technology, gioiello s-oggetto)
- Jenny Tillotson
- Marc Mann
- Sara Forsmark
- Marian Sturkenboom
- Kyeok Kim
- Kelly Sant & Indri Tulusan
- Philips Design Probes
- Hannah Perner-Wilson
- Becky Stern >> PERFORMANCE (gioiello performativo)
- Becky Stern >> PERFORMANCE (gioiello performativo)
- Anab Jain & Alex Taylor
- BETA TANK [Eyal Burstein & Michele Gauler]

GRUPPO 9:
OGGETTO-PERFORMANCE >> vestito-gioiello (protezione psicologica-fisica), biomimetico (camouflage), personalizzabile, trasformabile, DIY
da sinistra per riga:
- MI-MI Moscow
- Hila Rawet
- Charlotte Skalegård
- Hila Rawet
- Diana Eng >> CRAFT (craft jewellery)
- Becky Stern >> CRAFT (craft jewellery)