29 giugno 2010

AMBITO DI INTERVENTO >> PERsona: PER chi - PERché >> ZOOM >> MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

“Esistono pratiche tradizionali che i nostri stessi avi, se dovessero tornare in vita, troverebbero obsolete e sorpassate” recitava il grande saggio africano Amadou Hampaté Bâ.

Le mutilazioni genitali femminili (MGF), sono pratiche tradizionali che vengono eseguite, per motivi non terapeutici, in 28 paesi dell'Africa sub-sahariana, in alcuni paesi del Medio Oriente, dell’Asia e tra alcuni gruppi etnici di Centro e Sud America. Ne è documentata la presenza anche nei paesi della Ue e negli Usa tra le comunità di immigrati.
Tali pratiche ledono fortemente la salute psichica e fisica di bambine e donne che ne sono sottoposte. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che siano già state sottoposte alla pratica 100-140 milioni di donne nel mondo, e che 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno.
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha classificato le mutilazioni in 4 tipi differenti, a seconda della gravità degli effetti:
1. Circoncisione (o infibulazione al-sunna): è l'asportazione della punta del clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
2. Escissione al-wasat: asportazione del clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
3. Infibulazione (o circoncisione faraonica o sudanese): asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale;
4. Il quarto gruppo comprende una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.
Queste pratiche sono eseguite in età differenti a seconda della tradizione: per esempio nel sud della Nigeria si praticano sulle neonate, in Uganda sulle adolescenti, in Somalia sulle bambine.
Source: http://it.wikipedia.org/wiki/Mutilazioni_genitali_femminili, http://www.endfgm.eu/

Si fa con un coltello speciale, in alcuni Paesi con piccole seghe, lamette o pezzi di vetro. A tagliare nella maggioranza dei casi è personale non medico.
Source: http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=1692

Strumento per la pratica di mutilazione genitale femminile (http://femminicidio.blogspot.com)

Bambina sofferente durante la pratica della circoncisione (http://www.partitodemocratico.it)

"E' un'usanza africana, non musulmana, diffusa anche in uno stato cristiano, come l'Etiopia" spiega Marica Livio, ginecologa del Naga, un'associazione volontaria di assistenza per gli stranieri, "serve a garantire la verginità e, dopo il matrimonio, a garantire la fedeltà della moglie.
Molti governi, come il Kenya, l'hanno vietata, ma per la cultura africana è un rito importante: pochi, anche tra gli emigrati in Europa, ci rinunciano."
Source: http://www.unimondo.org/aidos/1998/1_009.html
 
Non aver subito la mutilazione genitale significa isolamento sociale: i Bambara, una delle etnie del Mali, chiamano "bikaloro" le bambine o donne non infibulate e questo è un gravissimo insulto, che vuol dire esseri privi di ogni maturità. Le donne non escisse, non sono vere donne, non hanno amici, non hanno diritto a farsi corteggiare, a sposarsi.
Source: INFIBULAZIONE, articolo della Dr.ssa Giuliana Proietti su http://www.psicolinea.it/

There is a belief that female genitalia are unsightly and dirty. In some FGM-practicing societies, unmutilated women are regarded as unclean and are not allowed to handle food and water. [...] FGM is often deemed necessary in order for a girl to be considered a complete woman, and the practice marks the divergence of the sexes in terms of their future roles in life and marriage.
The removal of the clitoris and labia - viewed by some as the “male parts” of a woman’s body - is thought to enhance the girl’s femininity, often synonymous with docility and obedience.
It is possible that the trauma of mutilation may have this effect on a girl’s personality. If mutilation is part of an initiation rite, then it is accompanied by explicit teaching about the woman’s role in her society.
Source: http://www.endfgm.eu/ 
 
Nonostante questa pratica sia spesso attribuita ai dettami della fede musulmana o cristiana, le MGF precedono storicamente l’avvento di queste religioni e non possono quindi trovare giustificazione in esse.
Secondo alcune ipotesi, l’escissione risale all’antico Egitto, ma la si ritrova anche a Roma, dove era praticata sulle schiave e appare legata ad aspetti patrimoniali del corpo femminile.
Sempre a Roma troviamo l’infibulazione - un termine d’origine latina - che inizialmente designava un’operazione esclusivamente maschile: si trattava di una specie di spilla - fibula - che veniva applicata ai giovani per impedire loro di avere rapporti sessuali.
Ma il centro della diffusione dell’infibulazione femminile sembra che sia stato l’Egitto faraonico, come attesterebbe la denominazione di “circoncisione faraonica”.
Comunque ad oggi l’origine delle mutilazioni dei genitali femminili sembra destinata a restare indeterminata. L’unica cosa certa è che non è stato l’Islam a introdurre in Africa le mutilazioni dei genitali femminili che erano già presenti in loco assai prima della sua diffusione.
Si tratta infatti di usanze indigene profondamente radicate nelle società locali e preesistenti alla penetrazione dell’Islam nell’Africa Sub-sahariana e centro-orientale.
[...] Il profondo radicamento delle MGF è dovuto a una complessa costellazione di fattori che pur variando da un’etnia all’altra presentano alcuni tratti comuni. Si tratta del ruolo fondamentale che tale tipo di pratiche tradizionali ha nella costruzione dell’identità di genere e nella formazione dell’appartenenza etnica, oltre che nella definizione dei rapporti tra i sessi e le generazioni.
Per pratiche tradizionali si intende quegli atti abituali, di uso comune, che sono stati trasmessi dalla generazione passata e che con molta probabilità saranno passati a quella successiva.
Le mutilazioni dei genitali femminili sono però un tipo particolare di pratiche tradizionali. Con esse siamo infatti nell’ambito dei riti di passaggio, ovvero di quelle pratiche cerimoniali che guidano, controllano e regolamentano i mutamenti di status, di ruolo o di età delle persone e così facendo scandiscono le varie fasi del ciclo di vita trasformandole in un percorso ordinato e dotato di senso.
In particolare le mutilazioni dei genitali femminili sono una componente fondamentale dei riti di iniziazione attraverso cui nelle società tradizionali si diventa “donna”. Donna infatti non si nasce, a questo provvedono i riti che trasformano l’appartenenza sessuale legata al sesso biologico in una “essenza sociale”.
[...] Le mutilazioni dei genitali femminili sono anche la porta di accesso alla propria comunità, sono un rituale di ingresso come lo è ad esempio il battesimo per i cattolici, e come tali costituiscono un punto di non ritorno, che separa chi è dentro da chi sta fuori.
[...] Il contesto che conferisce senso alla pratica culturale delle mutilazioni dei genitali femminili è un sistema complesso di strategie matrimoniali, fondate sul prezzo della sposa, a cui si accompagnano una serie di tratti secondari che variano da un’etnia all’altra. Per prezzo della sposa si intende il compenso che la famiglia del futuro marito versa alla famiglia della futura moglie in cambio non di una donna qualsiasi, ma di una donna illibata, intatta, vergine possibilmente chiusa oppure escissa a dovere in modo da scoraggiarne desideri e rapporti prematrimoniali [...] in altre parole le mutilazioni dei genitali femminili sono una componente fondamentale del matrimonio in Africa, poiché contribuiscono a regolare la gestione delle risorse e la rete complessa degli scambi e delle relazioni sociali.
Tenere presente questo complesso sistema economico-simbolico significa smettere di guardare alle mutilazioni dei genitali femminili come a una pratica culturale decontestualizzata, a una stravaganza esotica in grado solo di rimandarci alla categoria dei “fenomeni culturali”, facendo il gioco di quanti cercano di dare sostanza alle differenze culturali per poi poterne fare oggetto di discriminazione.
[...] Occorre ricordare infatti che, se nel passato tali pratiche hanno trovato un loro posto nelle cosmogonie protese alla codificazione dei ruoli tradizionali dei due sessi per contribuire “all'ordine mitico” del mondo, le pratiche dell'ablazione di tutto o parte degli organi genitali femminili esterni non sono prescritte da alcuna religione.
Tali pratiche entrano oggi in totale contraddizione con i principi universalmente riconosciuti del rispetto dell’integrità fisica e morale della persona e di uguaglianza nella dignità e nei diritti dei due sessi, e costituiscono un’inaccettabile violenza contro le donne.
Oltre ai danni psicologici che generano, esse provocano numerosi drammi sanitari e concorrono al permanere di un’alta mortalità femminile nei paesi nei quali esse sono praticate in modo massiccio.
Source: STOP FGM! campagna 2004-2006, pubblicazione a cura di Non c’è Pace Senza Giustizia

Three young women in Nimba County, Liberia, on their way to participate in the Sande School – a bush initiation ceremony that ends with female genital mutilation (http://www.flickr.com)

Young african girls being prepared for circumcision (http://www.newstimeafrica.com)

L’intervento dell’infibulazione non avviene una sola volta nella vita: molte donne vengono defibulate e poi reinfibulate in occasione di ogni parto. E sappiamo quante volte una donna in certi Paesi sia costretta a partorire. Le complicanze più gravi sono soprattutto di carattere fisico: morte, emorragie, infezioni, ma anche le conseguenze psicologiche non sono meno gravi.
Del resto, quando una bambina sente che chi la dovrebbe proteggere, cioè la madre i genitori, sono i primi a far si che lei subisca questo dolore, questa violenza, la reazione psicologica non può che essere quella di un implicito patto perverso con i suoi aggressori, una sua identificazione con loro, per avere conferma del proprio valore ai loro occhi. E’ così che una donna mutilata diventa a sua volta la mutilatrice della propria figlia, perché in questo atto trova le ragioni della propria storia.
[...] Le donne devono comprendere l’assurdità di questa mutilazione e va assolutamente impedito che esse da vittime continuino a trasformarsi in carnefici.
Source: INFIBULAZIONE, articolo della Dr.ssa Giuliana Proietti su http://www.psicolinea.it/

"The pain inflicted by FGM does not stop with the initial procedure, but often continues as ongoing torture throughout a woman’s life" Manfred Nowak, UN Special Rapporteur on Torture

Though no religious scripts prescribe the practice, practitioners often believe the practice has religious support. Religious leaders take varying positions with regard to FGM: some promote it, some consider it irrelevant to religion, and others contribute to its elimination.
[...] Local structures of power and authority, such as community leaders, religious leaders, circumcisers, and even some medical personnel can contribute to upholding the practice. [...] In some societies, recent adoption of the practice is linked to copying the traditions of neighbouring groups. Sometimes it has started as part of a wider religious or traditional revival movement. In some societies, FGM is being practised by new groups when they move into areas where the local population practice FGM.

Female genital mutilation has no known health benefits. On the contrary, it is known to be harmful to girls and women in many ways.
First and foremost, it is painful and traumatic. It involves removing and damaging healthy and normal female genital tissue, and interferes with the natural functions of girls' and women's bodies.
Immediate complications can include severe pain, shock, haemorrhage (bleeding), tetanus or sepsis (bacterial infection), urine retention, open sores in the genital region and injury to nearby genital tissue.
Long-term consequences can include: recurrent bladder and urinary tract infections, cysts, infertility, the need for later surgeries (for example, the FGM procedure that seals or narrows a vaginal opening is surgically changed to allow for sexual intercourse and childbirth, and sometimes stitched close again afterwards) and an increased risk of childbirth complications and newborn deaths (for example, babies born to women who have undergone female genital mutilation suffer a higher rate of neonatal death compared with babies born to women who have not undergone the procedure).
Source: Eliminating FemaleGenitalMutilation, pubblicazione a cura di WHO (World Health Organization), http://www.who.int/reproductivehealth/publications/fgm/9789241596442/en/index.html


Northern iraq, Sheelan Anwar Omer, 7 years old, continues to cry after a female circumcision was preformed on her (photo reportage by Andrea Bruce for The Washington Post titled Sheelan's Circumcision)

L’età delle donne sottoposte a MGF varia dai 15 ai 49 anni (campione documentato), ma la pratica è diffusa anche per bambine al di sotto dei 9 anni.
“In Egypt 90% of girls who had undergone FGM were between 5-14 years of age when subjected to the procedure, 50% of those in Ethiopia, Mali and Mauritania were under 5 years of age, and 76% of those in the Yemen were not more than 2 weeks old.”
Source: Progress in Sexual and Reproductive Health Research, No. 72, WHO (World Health Organization), 2006
 
Among mothers who undergo FGM, 1-2 per cent of babies die as a result (per 100 deliveries).
Source: Amnesty International, WHO (World Health Organization)

“si tratta di pratiche sociali e culturali pericolose che influenzano il benessere, la dignità, la normale crescita e il normale sviluppo del bambino”
Source: Carta africana sui diritti e il benessere del fanciullo, 1990, art. 5 
 
As a manifestation of gender inequality, FGM/C is multidimensional and affects the physical and mental health of girls and women in many ways. It affects girls’ schooling and limits their capacity to reach their potential.
It can increase the risk of becoming infected with HIV.
[...] Accordingly, ending all forms of FGM/C is crucial to the success of the Millennium Development Goals, especially those related to gender equality, universal primary education, maternal health, child mortality and HIV/AIDS. Fundamentally the practice is a violation of human rights, and more specifically of child rights, and needs to be dealt with in ways that address its underlying causes.
Source: Platform for Action: Towards the Abandonment of Female Genital Mutilation/Cutting (FGM/C), The Donors Working Group on Female Genital Mutilation/Cutting 
 
FGM is recognized internationally as a violation of the human rights of girls and women. It reflects deep-rooted inequality between the sexes, and constitutes an extreme form of discrimination against women. It is nearly always carried out on minors and is a violation of the rights of children.
The practice also violates a person's rights to health, security and physical integrity, the right to be free from torture and cruel, inhuman or degrading treatment, and the right to life when the procedure results in death.
Source: Amnesty International, WHO (World Health Organization),

Tra le innumerevoli Convenzioni internazionali per la protezione delle donne dalle mutilazioni genitali femminili, la Dichiarazione di Ougadougou chiede “l’adozione di leggi nazionali che condannino le mutilazioni dei genitali femminili, e la creazione di servizi speciali per il controllo dei flussi migratori dei circoncisori.”
Anche la prima Conferenza Ministeriale sui Diritti Umani dell’Organizzazione per l’Unità Africana (OAU), tenutasi nell’aprile del 1999 alle isole Mauritius, ha esortato gli Stati africani ad adoperarsi per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne e per l’abolizione delle pratiche culturali disumane e degradanti per le donne e per le bambine e i bambini.
Source: Convenzioni internazionali per la protezione delle donne dalle mutilazioni genitali femminili, Progetto Aurora: MGF, io no

Women listen to an educational talk regarding the dangers
of female circumcision in Mali (Photo Alfredo Caliz)

Educational group against female genital mutilation (http://www.fgmnetwork.org)

[...] Questo problema, che ci appare così lontano, appartenente ad altri mondi ed ad altre culture, ci è invece molto vicino: in Italia infatti vivono oggi tra noi 28.000 donne mutilate, fra cui 5.000 hanno subito questo intervento in Italia.
Source: INFIBULAZIONE, articolo della Dr.ssa Giuliana Proietti su http://www.psicolinea.it/

Ciò che suscita maggiore stupore è la scoperta che questa pratica millenaria viene esercitata anche su bambine nate nei paesi occidentali e cittadine di questi paesi. Una pratica tradizionale quindi più forte della civiltà e del diritto dell'Occidente che continua ad essere perpetrata soprattutto per volere delle donne alle quali è delegato il ruolo di conservatrici del patrimonio culturale tradizionale e in cui l'atteggiamento di rinuncia, sottomissione, inferiorità e passività coincide con il controllo sociale del comportamento femminile.
[...] I Comitati nazionali sono organizzazioni non governative, ma per poter operare hanno bisogno del supporto governativo, perché è essenziale associare nelle campagne di formazione/informazione i ministeri della Sanità, dell'Istruzione, dell'Informazione, degli Affari religiosi.
Contemporaneamente alla formazione di formatori che inseriscano la tematica in tutti i progetti e programmi di sviluppo in corso nel paese, si procede all'elaborazione di materiale da utilizzare nei media moderni (giornali, radio e TV) e nelle forme di comunicazione più tradizionali (poesia, canzoni, teatro).
Ai Comitati nazionali vengono inoltre dati i mezzi tecnici e finanziari per condurre le campagne di formazione e informazione. Ma Aidos non interviene nei contenuti dei pacchetti formativi, né nella scelta dei messaggi da dare che sono elaborati completamente dagli esperti del paese interessato.
Nessuna di noi si è mai illusa che una pratica millenaria come quella delle Fgm possa essere sradicata in pochi anni. Sono necessari volontà politica e mezzi adeguati.
Negli ultimi anni però i progressi sono stati enormi.

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