28 giugno 2010

AMBITO DI INTERVENTO >> PERsona: PER chi - PERché >> FEMMINICIDE 2



International Vulva Knitting Circle, gruppo di lavoro 2008

Il concetto di femminicidio è complesso e articolato, ne abbiamo parlato con Barbara Spinelli, dell’Associazione Giuristi Democratici.

Sul termine “femminicidio” c’è spesso un po’ di confusione. A volte viene utilizzato solo per indicare una violenza che porta alla morte della donna. Ci può chiarire meglio il significato e le implicazioni della parola?
Marcela Lagarve, che è una sociologa sudamericana, ha coniato questa distinzione tra femicidio, con cui si intende l’omicidio di donne e femminicidio, che invece è utilizzato in un’accezione più ampia e sottintende tutte quelle violenze, sia fisiche che psicologiche, rivolte contro la donna e volte al suo annientamento, inteso, appunto, sia come annientamento psichico o morale sia come annientamento fisico. Quindi [il termine femminicidio] comprende violenze di entità diversa ma che sono accomunate tutte dal fatto di puntare, diciamo, ad una diminuzione del valore fisico o morale della donna.

Qual è, allora, la distinzione tra i concetti di “violenza di genere” e “femminicidio”, e perché, secondo voi, sarebbe più utile usare la parola “femminicidio”?
Diciamo che la violenza di genere si identifica con il femminicidio perché ogni violenza rivolta contro la donna in quanto donna va a colpirla personalmente.
Noi intendiamo parlare di femminicidio piuttosto che di violenza di genere proprio per il fatto che femminicidio ha un valore simbolico più ampio ed è di maggiore impatto anche nei confronti dell’opinione pubblica.
Soprattutto, col termine femminicidio vogliamo mettere in risalto la matrice comune che hanno tutti i tipi di violenza di genere: il fatto di essere rivolti contro la donna e di avere un fine distruttivo nei suoi confronti. Il singolo episodio di molestia o di stupro va contestualizzato socialmente, perché è ripetuto nel tempo ed è accompagnato da altre forme di molestie quali possono essere appunto le discriminazioni sul lavoro, la vita precaria che la donna è costretta a vivere a causa del mancato riconoscimento che ha nella società.
[Mettere insieme tutti questi elementi] fa capire meglio quanto sia la società che la cultura vadano a incidere sul ruolo della donna e vadano a distruggerla ed a minorarla fisicamente e psichicamente.
Si va col tempo a incidere su quella che è l’identità e la personalità della donna che non riesce ad autodeterminarsi.

Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, 2004

Manifestazione contro l’oppressione delle donne, Parigi, 15 Marzo 2009

Urban Guerrilla contro la mercificazione del corpo femminile a scopo pubblicitario
ed il Sessismo, giù le mani dal corpo

Quindi, insomma, l’obiettivo è quello di uscire da una visione parcellizzata delle diverse forme di violenza sulle donne per farne un unico concetto.
Sì. Ovviamente a livello giuridico non si può parlare di femmincidio, perché è giusto che violenze diverse siano considerate nella loro diversa entità. Ma a livello politico e culturale è necessario porre l’accento sul fatto che la donna ha il diritto all’autodeterminazione. Lo stato le deve garantire tanto il diritto alla vita alla salute, alla sicurezza, quanto quello all’autodeterminazione. Quindi parlando di femminicidio si evitano, ad esempio, quelle che sono le derive che possono prendere i mezzi di comunicazione andando a prendere il singolo stupro e facendone un caso particolare e non guardandolo al contesto in cui viene agito, quindi a tutte quelle che sono le istituzioni sociali che discriminano la donna.

Source: Femminicidio: un termine politico, articolo di Olivia Fiorilli su http://www.womenews.net/spip/

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